Un nuovo studio pubblicato su Frontiers in Psychiatry suggerisce che i nostri sogni potrebbero essere una forma efficace di psicoterapia.
Su un esperimento fatto con la partecipazione di un gruppo di persone che dovevano partecipare a 10 sessioni con diversi esercizi progettati per approfondire il loro inconscio, coloro che si sono realmente impegnati hanno ottenuto reali benefici rispetto a quelli che non hanno dedicato molto tempo.
Erika Inversi
Ricercatrice, Blogger, Onironauta
Cyberattivista di Greenpeace
Ideatore e Autore di iosogno.com
Alcuni pazienti hanno dichiarato che fare psicoterapia possa aiutare a migliorare il proprio lavoro onirico. È vero? Anche io credo sia vero perché la psicoterapia ti aiuta ad entrare in contatto con il proprio sé, a vedere cose sotto una nuova luce e a capire concetti a cui non avevi neanche mai pensato; resta comunque alla scienza determinare se è vero o no. Indipendentemente da ciò, molti dichiarano di sentirsi più sollevati tramite la terapia del sogno con l’elaborazione ad occhi aperti del proprio mondo onirico e in molti hanno migliorato la qualità del sonno.
La maggior parte delle persone non riesce a ricordare cosa sogna quando si sveglia. Questo perché il loro cervello li sta proteggendo da ricordi traumatici, esperienze spiacevoli e paure durante il sonno. Tuttavia, le ricerce neuroscientifiche suggeriscono che non solo i sogni possono essere in alcuni casi potenti strumenti per la psicoterapia, ma anche che si può sperimentare in totale autonomia il potere dei sogni prima di coricarti:
È doveroso dire che questo percorso (come tutti) richiede dedizione, impegno. Bisogna volerlo fortemente. Si basa sul potere della propria mente che deve essere allenata per raggiungere un certo obiettivo. Un poco alla volta e i risultati arriveranno.
È una pratica antichissima che tutti possono fare; ai bambini risulta particolarmente semplice.
Innanzitutto, dobbiamo stabilire una connessione con le nostre guide interiori e per farlo il modo più adatto è la meditazione, la mindfulness e la preghiera.
È importante credere fortemente in quello che facciamo e avere fiducia che qualcosa succederà; non sarà la prima sera, ma succederà una sera. Infine, è importante avere la consapevolezza di esserci nel momento (mindfulness); avere una mente aperta e fluida su quello che accadrà mentre sogniamo.
Quello che sogniamo non può farci alcun male, quindi accogliamolo senza timori.
È molto importante scrivere tutti gli elementi che ricordate. Potete anche disegnare. Per il diario dei sogni consiglio di utilizzare quaderni a pagine bianche che non creano barriere al pensiero. Scrivete su quello che meditate, quello che vi crea dolore, gioia. Scrivete di quello che sentite dentro per poter poi analizzare e interpretare i vostri sogni e scoprire cosa vi serve davvero nella vita.
Una pratica nuovissima di mindfulness è il nuoto KaiZen. In acqua è possibile imparare in modo più olistico la pratica della lucidità perché si è immersi nel nostro elemento primordiale: madre acqua.
La pratica terapeutica del sogno e della mindfulness ci porta in un nuovo mondo in cui l’impossibile diventa possibile… letteralmente. Funziona davvero? Non c’è una risposta univoca perché il percorso di ogni persona è diverso a seconda di molti fattori come l’età, la cultura e il livello del trauma vissuto nell’infanzia o nell’età adulta. Ma quello che gli esperti sanno per certo è che questo metodo incoraggia l’autoriflessione, restituendo ai pazienti l’autonomia che hanno perso a causa di traumi passati.
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